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12 Replies to “4. Perdere o guadagnare?”

  1. Grazie Francesca, è molto interessante il concetto di perdere peso legato al perdere quello che stiamo vivendo.. dimmi se ho capito? Vivo con ansia un problema o una situazione e per questo mangio, se modifico il mio approccio verso questa situazione di ansia dovrei iniziare a non mangiare in modo sregolato e quindi a perdere peso? E se invece questa situazione diventasse la mia giustificazione a mangiare, e quindi a mantenere quei 10 chili di troppo come dovrei comportarmi?

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    1. Ciao Cara! Il primo passo è sicuramente andare a vedere il collegamento fra questa situazione di ansia e la ricerca di quel cibo o di quel determinato cibo. La base insomma è la consapevolezza. Alla consapevolezza segue l’azione, perché non è sufficiente essere consapevoli di una realtà per cambiarla completamente. Ci vuole quindi una spinta all’azione! Ecco perché lavoriamo sulle motivazioni che ci portano a mangiare (perché mangio proprio in questo momento) ma anche sulle motivazioni reali che abbiamo per cambiare (qual è la mia motivazione profonda per cambiare, cosa desidero), noi in primis e poi l’atteggiamento con il cibo. Sia che il cibo sia un “antidoto” all’ansia (mangio così sento meno l’ansia) sia che il cibo sia una giustificazione/conforto (visto che provo ansia, almeno mi conforto con il cibo), serve prima la consapevolezza e poi l’azione. In questa fase del percorso ci stiamo concentrando sulla consapevolezza, il primo passo. Cosa mi spinge a mangiare? 🙂
      Resto a disposizione,
      un abbraccio forte,
      Francesca

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  2. Quando mangio mi estranio dal mondo, è la mia occasione per stare solo con me stessa, e se qualcuno arriva mentre sto mangiando mi innervosisco perché quello è un momento tutto mio dove voglio assaporare tutto senza essere disturbata…
    Una domanda, non so se poi ne parlerai nel proseguimento del corso: sarebbe comunque meglio scegliere un regime da seguire e poi lavorare con consapevolezza sul perché ci si allontana da quello? Per esempio la mia dottoressa mi ha suggerito e mi suggerisce sempre la dieta del gruppo sanguigno…un’altra cui mi ero appoggiata in un altro momento della mia vita mi aveva suggerito la dieta gift…. mi consigli di sceglierne una e poi vedere come va? Io sono così “creativa” che seguo quello che mi va in quel momento (a volte calcolo le calorie, a volte quella dieta, a volte un’altra…)…
    Grazie di tutto ciò che potrai dirmi 🙂
    E di questo corso 🌷

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    1. Ciao Cara! Grazie della tua condivisione! Riconoscere nell’appuntamento col cibo un momento tutto per noi, in cui rilassarsi e gratificarsi e sentirsi bene può essere una cosa buona. Ad esempio, in molti gruppi zen si consuma il cibo in silenzio, per poterlo gustare consapevolmente e con completa presenza mentale e di cuore.
      L’importante è che il momento di “estraniamento dal mondo” non sia in realtà un momento di “fuga dal mondo”, o di fuga da qualche emozione o situazione che nel mondo non ci mette a nostro agio. Altrimenti quell’appuntamento sarebbe un momento di fuga e non di dedizione completa e consapevole al momento della nutrizione. E al contempo è importante comprendere se quel “nervosismo” che si sente se qualcuno interagisce con noi nel momento del cibo sia dovuto al fatto che non vogliamo “essere disturbati”, ovvero vogliamo continuare a praticare in pace questo momento di “fusione benefica col cibo”, oppure nasca perché, magari, non vogliamo “essere controllati”, perché temiamo in fondo che qualcuno ci giudichi per quello che stiamo mangiando e per come lo stiamo facendo. La differenza è molto sottile ma sostanziale. E’ un po’ come la differenza fra essere scoperti mentre si fa l’amore con il proprio fidanzato/marito o con il proprio amante 🙂 Se nel primo caso, naturalmente, preferiamo vivere il nostro amore in una sacra e dolce privacy, nel secondo caso potremmo preferire nasconderci perché in realtà c’è una vergogna e un giudizio di fondo.
      La domanda quindi è: sto vivendo un momento di meditazione così intensa e benefica col cibo che preferisco viverla in solitudine per sperimentarne la pienezza e la bellezza, oppure sto fuggendo dal mondo e sto mangiando in maniera sregolata o addirittura compulsiva e quindi preferisco non essere vista da nessuno mentre lo faccio, perché proverei fastidio o vergogna?
      Nella risposta (molto soggettiva, unica e personale) c’è una strada da seguire, per continuare nel nostro percorso di crescita e miglioramento.
      Per quanto riguarda i regimi alimentari, un approccio interiore e olistico è sperimentabile sia a prescindere da una dieta che parallelamente alla dieta. Le due diete che citi (gift e gruppi sanguigni) sono molto praticate. Possono eventualmente anche essere integrate, volendo. Direi che un approccio olistico parallelamente a queste filosofie di nutrizione sia molto positivo. Bisogna naturalmente dare il tempo a una dieta (come a una filosofia di dimagrimento olistico o di approccio al cibo) di dare i suoi frutti, con un pochino di pazienza e dedizione. Anche riuscire a “stare nel tempo” di una dieta, che è un percorso di cambiamento, significa allargare i nostri orizzonti di evoluzione personale. Anche il tempo e la pazienza sono insomma una pratica, una parte importante del percorso. Perché, in ottica olistica, è meraviglioso, ancor più che mangiare velocemente un boccone qua e là, assaggiando un po’ a caso nel buffet della vita, scoprire la poesia di soffermarsi il giusto tempo ad assaporare ogni boccone e ogni gusto della nostra vita, che è un ventaglio bellissimo e infinito di sapori e nutrimento.
      Grazie a voi <3

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      1. Grazie per gli spunti di riflessione. Mi hanno fatto riflettere su tante cose ,in particolare oggi per esempio ho mangiato assai voracemente e vorrei capire perché. È come se dovessi fare velocemente prima possibile prima che qualcuno arrivi , forse sì a commentare quel che faccio….a pensarci bene è da quando ero piccola ,da un certo punto in poi che ho iniziato a mangiare velocemente quasi per paura che qualcuno potesse portarmi via il mio pasto (stavo scrivendo il mio posto 😊).

        “Stare nel tempo” della Dieta mi piace…nel senso che potrei provare a dedicarmici per un po’ di tempo…senza fretta di passare a un altro metodo

        Grazie!

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        1. Grazie a te! Le nostre riflessioni sono nutrimento per tutti!
          E’ molto interessante questa pista che hai trovato, che riporta addirittura al mondo dell’infanzia, non solo personale ma forse addirittura atavica, non solo insomma appartenente al mondo del bambino ma anche dei progenitori. Ed è stupendo questo lapsus del timore di perdere “il proprio pasto” e il “proprio posto”! In realtà, in natura, è proprio così: assicurarci il nostro pasto è assicurarci il nostro posto. Addirittura nei branchi si mangia secondo la nostra posizione sociale nel gruppo. Quindi il nutrimento ha profondamente a che fare con godersi e affermare al contempo il proprio posto nel mondo. Questa pista che hai trovato nella riflessione è preziosa per tutti: quando abbiamo avuto la percezione in passato o anche oggi che la garanzia del nostro posto fosse a rischio? Quando insomma ci siamo sentiti o ci sentiamo insicuri? Siamo qui proprio per scoprire queste emozioni e decidere consapevolmente quali emozioni sono ancora utili per la nostra crescita personale e quali invece possono essere lasciate andare, per lasciar posto a nuove emozioni più positive per la nostra evoluzione 🙂

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  3. Inoltre osservando con l’aiuto di un diario alimentare quello che mangio giornalmente mi sono accorta che solo se mi limito con la forza di volontà ho un introito più basso, altrimenti la quota giornaliera spontanea diciamo è sempre sulle 2000 calorie….
    Cosa ne pensi di aiutarsi con il diario alimentare? E se sei d’accordo come lo imposteresti? Io per ora scrivo ora e cosa e quanto + la ginnastica che faccio ….almeno monitoro e sono più consapevole.
    Grazie 🙂

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    1. Nella lezione 5, sullo Sguardo Interiore, parliamo anche di Diario Alimentare. Certamente è un ottimo strumento e personalmente consiglierei di utilizzarlo in ottica olistica, quindi annotando non solo cosa mangio e a che ora, ma anche con chi, perché, in che modo e con quali emozioni. Questo ci rende molto più consapevoli dei meccanismi che sono alla base della nostra relazione con il nutrimento. Benissimo anche annotare l’esercizio fisico, magari anche qui correlato alle emozioni che proviamo 🙂 Insomma, riscoprire il sapore antico del diario, in cui annotavamo le nostre emozioni utilizzandolo come un laboratorio di riflessione e lavoro su noi stessi, può essere veramente riscoperto 🙂 Grazie della condivisione <3

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  4. Tornare al diario delle emozioni…okay…che a volte anche quello mi fa paura , soffermarmi a scrivere e scoprire qualcosa che non mi piace..A volte anzi è proprio per non sentire qualcosa che mangio veloce, una specie di “anestesia”

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    1. E’ bellissimo e interessante questo termine che hai utilizzato: l’anestesia! Quando siamo anestetizzati non sentiamo il dolore. E spesso, insieme al dolore, non sentiamo neanche bene gli stimoli del tatto. Il non sentire è il contrario della consapevolezza 🙂 Se sentiamo il dolore, se lo ascoltiamo, riusciamo a capire da dove proviene e a curare bene la ferita. E possiamo inoltre goderci pienamente tutti gli stimoli del tatto, magari di una carezza! Più sentiamo più siamo consapevoli, più ampliamo la nostra visione, su noi stessi e sugli altri. Il diario alimentare è solo uno degli strumenti possibili: se fa per noi possiamo utilizzarlo <3 E se lo facciamo in modo anche interiore ed olistico, il diario ci darà delle risposte ancora più preziose. Ma ci sono anche altri strumenti di consapevolezza, in primis la nostra attenzione e disponibilità di ascolto al nostro cuore, che ci parla attraverso le emozioni, ovvero i pensieri del cuore <3

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  5. Pensavo che non sentire facesse stare meglio, che bisognasse evitare di piangere etc e nel momento in cui mangio almeno c’è solo gioia. Forse bisogna fare pace col fatto che ci sono anche emozioni meno piacevoli e che non bisogna avere paura di sentirle.
    Interessante anche dove hai detto che il fuori è uno specchio di dentro, devo scovare ciò che mi appesantisce la “vita”. 🙂

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    1. Non sentire forse ci permette di stare meno male sul momento (forse, perché non ci permette neanche di stare completamente bene). Ma sul lungo periodo non sentire è nascondersi qualcosa di molto importante. Sentire invece è un modo per ascoltare la nostra sinfonia nella sua completezza, con tutti gli strumenti, le note e i silenzi. Sentire è un percorso meraviglioso. Un abbraccio forte <3

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3 Replies to “21 giorni di Lightfulness: Mindfulness e nutrizione, dimagrimento olistico, il corpo spirituale”

  1. Buonasera Francesca, il corso sembra davvero molto interessante. Volevo chiederti se, una volta terminato, fosse possibile ottenere un attestato di partecipazione.
    Grazie mille.

      1. Grazie 🙂
        Ho appena inviato una email all’indirizzo riportato qui sul sito: info@lebuonearti.it , però mi è tornata indietro. E’ ancora l’indirizzo giusto? Per caso l’e-mail ti è arrivata comunque?

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